Capitolo 1 Mark Smith
Il mio nome è Mark Smith e sono uno dei tanti dirigenti di una grossissima multinazionale.
L'Azienda
ha sede a Seattle e malgrado sia molto stimato dalla direzione e
soddisfatto del mio lavoro sono solo un numero di matricola.
Ho
lavorato duramente per diventare quello che sono, ho studiato e mi sono
battuto per ottenere quella posizione sociale che molti mi invidiano.
Ma malgrado questo sono infelice.
Chiunque potrebbe chiedersi il perché, in apparenza ho tutto quello che un uomo di mezz'età potrebbe volere.
Un
corpo ancora perfetto e in piena salute, un lavoro soddisfacente e
molto remunerativo, una casa grande e comoda e la macchina ultimo
modello. Ma vedete c'è un solo grosso difetto nella mia vita: sono
solo.
E
perché vi potreste chiedere. Chi lo sa? Il destino ha voluto che
l'eterna fidanzata mi lasciasse cinque giorni prima del matrimonio e da
allora nessuna donna ha più significato niente per me. Sono rimasto
orfano presto, senza alcun parente che potesse occuparsi di me.
Anche
i pochi amici che s'illudono di essere tali sono solo poco più che
conoscenti. Il tempo libero me lo passo da solo seduto su uno scoglio
a pescare. Le mie canne e i miei ami sono i miei figli e i miei amici.
Sono un solitario e lo sono sempre stato.
Vivo
circondato da moltissima gente ma in definitiva sono solo e nessuno di
certo si chiederebbe che fine abbia fatto se sparissi all'improvviso.
Nessuno saprebbe dove cercarmi, nessuno saprebbe nulla di me. E' un ipotesi affascinante, ci ho pensato a volte ma dove andrei??
Stavo
rientrando a casa. Era un giovedì pomeriggio come tutti gli altri e
finalmente ero uscito da quell'ufficio che diventava soffocante ogni
giorno di più. Posteggiai la mia Bentley ultimo modello e mi diressi
verso il portone di casa.
La cassetta delle lettere era piena e con un sospiro l'aprii.
Tirai fuori diversi fogli e buste e sbuffando per tutta quella cartaccia entrai in casa.
Andai al frigorifero, mi presi un birra fredda e mi sedetti sul divano con vicino il cestino della spazzatura.
La
prima busta conteneva la bolletta del gas, la seconda quella della
luce. A quel punto mi venne voglia di buttare via tutto assieme, ma
resistetti alla tentazione. Annoiato controllai gli altri fogli ma
erano tutte pubblicità insulse, l'idraulico del pronto intervento, un
agenzia che vendeva case, il vicino supermarket con le sue offerte.
Sbuffai
di nuovo e buttai i volantini nel cestino. Volarono tutti dentro
tranne uno che scivolò per terra. Non lo avevo notato prima e
incuriosito lo raccolsi.
Era
un cartoncino rigido piegato a metà. Sulla prima pagina c'era la
fotografia di una chiesa e una piazzetta con fontana annessa,
illuminate dal sole ridente. Scritto a grandi lettere c'era la seguente
scritta “Benvenuti a Volterra”.
Incuriosito
aprii l'opuscolo e trovai all'interno la pubblicità di un viaggio
organizzato nel quale spiegavano che Volterra era un ridente paesino
italiano. Rimasi colpito dalla descrizione del luogo e da quello che
offrivano, ma ancora di più dai prezzi.
C'era
infatti un last minut assai invitante. Il Sabato successivo si sarebbe
partiti da New York e con pochissimi dollari avrei potuto visitare quel
dolce paesino d'Italia.
Per un attimo buttai la pubblicità nel cestino, poi mi fermai a guardarla.
C'era un qualcosa che mi attirava e un assurda idea si fece strada nella mia mente.
Senza ragionare più di tanto alzai il telefono e chiamai l'ufficio personale della mia ditta.
“Buongiorno vorrei parlare con l'ufficio personale” chiesi al centralino.
“Aspetti che glielo passo” mi rispose una voce gentile
“Qui ufficio del personale, chi parla?” mi chiese dopo un attimo di silenzio una voce sgarbata.
“Sono Mark Smith e...” non feci in tempo a finire la frase che la stessa voce m'interruppe.
“Non
mi interessa il suo nome. Mi dica il codice matricola e cosa vuole”
continuò imperterrito e arrogante. Non mi stupii c'ero abituato. Io
per loro ero solo un numero ed una scocciatura da gestire.
“Sono
il numero due tre nove zero e volevo comunicarvi che intendo prendere
ferie da sabato prossimo per una settimana” dissi tutto d'un fiato
incrociando le dita.
“Ok
abbiamo registrato la sua richiesta. Attenda in linea che le confermo
se può procedere” mi rispose l'addetto all'uffico personale sempre
sgarbato.
Attesi e dopo pochi minuti sentii la risposta “Le ferie le sono state concesse” e senza un saluto riattaccò.
Non ci speravo adesso dovevo solo sperare che ci fossero ancora posti liberi per quell'invitante viaggio.
Presi il biglietto e feci il numero indicato per prenotare.
“Pronto,
buongiorno, in cosa posso esserle utile?? Il mio nome è Haidy” mi
rispose una voce femminile trillante e calda. Sembrava un raggio di
sole spuntato da una coltre di nuvole.
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