lunedì 6 maggio 2013

Capitolo 1 Mark Smith

  Capitolo 1     Mark  Smith

I
l mio nome è Mark Smith e sono uno dei tanti dirigenti di una grossissima  multinazionale.
L'Azienda ha sede a  Seattle e malgrado sia molto stimato dalla direzione  e soddisfatto del mio lavoro sono solo un numero di matricola.
Ho lavorato duramente per diventare quello che sono, ho studiato e mi sono battuto per ottenere quella posizione sociale che molti mi invidiano.
Ma malgrado questo  sono infelice.
Chiunque potrebbe chiedersi il perché, in apparenza ho tutto quello che un uomo di mezz'età potrebbe volere.
Un  corpo ancora perfetto e in piena salute, un lavoro soddisfacente e molto remunerativo, una casa grande e comoda e  la macchina ultimo modello.  Ma vedete  c'è un solo grosso difetto nella mia vita: sono solo.

E perché vi potreste chiedere. Chi lo sa?  Il destino ha voluto che l'eterna fidanzata mi lasciasse cinque giorni prima del matrimonio e da allora nessuna donna ha più significato niente per me. Sono rimasto orfano presto, senza alcun parente che potesse occuparsi di me.
Anche i pochi amici che s'illudono di essere tali sono solo poco più che conoscenti.  Il tempo libero me lo passo da solo seduto su uno scoglio a pescare. Le mie canne e i miei ami sono i miei figli e i miei amici.
Sono un solitario e lo sono sempre stato.
Vivo circondato da moltissima gente ma in definitiva sono solo e nessuno di certo si chiederebbe che fine abbia fatto se sparissi all'improvviso.
Nessuno saprebbe dove cercarmi, nessuno saprebbe nulla di me. E' un ipotesi affascinante, ci ho pensato a volte ma dove andrei??

Stavo rientrando a casa. Era un giovedì pomeriggio come tutti gli altri e finalmente ero uscito da quell'ufficio che diventava soffocante ogni giorno di più.  Posteggiai la mia Bentley ultimo modello e mi diressi verso il portone di casa.
La cassetta delle lettere era piena e con un sospiro l'aprii.
Tirai fuori diversi fogli e buste e sbuffando per tutta quella cartaccia entrai in casa.
Andai al frigorifero, mi presi un birra fredda e mi sedetti sul divano con vicino il cestino della spazzatura.
La prima busta conteneva la bolletta del gas, la seconda quella della luce. A quel punto mi venne voglia di buttare via tutto assieme, ma resistetti alla tentazione.   Annoiato controllai gli altri fogli ma erano tutte pubblicità insulse, l'idraulico del pronto intervento, un agenzia che vendeva case, il vicino supermarket con le sue offerte.
Sbuffai di nuovo e buttai i volantini nel cestino. Volarono tutti  dentro tranne uno che  scivolò per terra. Non lo avevo notato prima e incuriosito lo raccolsi.
Era un cartoncino rigido piegato a metà. Sulla prima pagina c'era la fotografia di una chiesa e una piazzetta con fontana annessa, illuminate dal sole ridente. Scritto a grandi lettere c'era la seguente scritta “Benvenuti a Volterra”.
Incuriosito aprii l'opuscolo e trovai all'interno la pubblicità di un viaggio organizzato nel quale spiegavano che Volterra era un ridente paesino italiano.  Rimasi colpito dalla  descrizione del luogo e da quello che offrivano, ma ancora di più dai prezzi. 
C'era infatti un last minut assai invitante. Il Sabato successivo si sarebbe partiti da New York e con pochissimi dollari avrei potuto visitare quel dolce paesino d'Italia.
Per un attimo buttai la pubblicità nel cestino, poi mi fermai a guardarla.
C'era un qualcosa che mi attirava e un assurda idea si fece strada nella mia mente.
Senza ragionare più di tanto alzai il telefono e chiamai l'ufficio personale della mia ditta.
“Buongiorno vorrei parlare con l'ufficio personale” chiesi al centralino.
“Aspetti che glielo passo” mi rispose una voce gentile
“Qui ufficio del personale, chi parla?” mi chiese dopo un attimo di silenzio una voce sgarbata.
“Sono Mark Smith e...” non feci in tempo a finire la frase che la stessa voce m'interruppe.
“Non mi interessa il suo nome. Mi dica il codice matricola e cosa vuole” continuò  imperterrito e arrogante. Non mi stupii c'ero abituato. Io per loro ero solo un numero ed una scocciatura da gestire.
“Sono il numero due tre nove zero e volevo comunicarvi che intendo prendere ferie da sabato prossimo per una settimana” dissi tutto d'un fiato incrociando le dita.
“Ok abbiamo registrato la sua richiesta. Attenda in linea che le confermo se può procedere” mi rispose l'addetto all'uffico personale   sempre sgarbato.
Attesi e dopo pochi minuti sentii la risposta “Le ferie le sono state concesse” e senza un saluto riattaccò.
Non ci speravo adesso dovevo solo sperare che ci fossero ancora posti liberi per quell'invitante viaggio.
Presi il biglietto e feci il numero  indicato per prenotare.
“Pronto, buongiorno, in cosa posso esserle utile?? Il mio nome è Haidy” mi rispose una voce femminile trillante e calda.  Sembrava un raggio di sole spuntato da una coltre di nuvole.

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