lunedì 13 maggio 2013

Capitolo 5

George e Carol Mc Gregor


George


Buongiorno il mio nome è George Mc Gregor e sono innamorato follemente di mia moglie nonché complice Carol.

Ho trentacinque anni e sono biondo e alto, ricordo dei miei antenati scozzesi.
Ma vivo a New York da sempre dove ho conosciuto il mio amore.
Carol invece è di origine francese e pur essendo bruna è di una bellezza sconvolgente.
Il suo modo di muoversi mi ricorda una pantera, sinuosa ma forte e determinata. Il suo carattere dolce e sensuale mi ha affascinato già dal primo giorno che ci siamo visti.
Non ci abbiamo messo molto a capire di amarci follemente e ci siamo subito sposati.
Apparentemente siamo una coppia perfetta.
Abitiamo in una bella villetta tutta per noi, e ufficialmente siamo dei magnati della finanza.
Ma in realtà siamo una coppia di truffatori.
Ci siamo conosciuti “sul lavoro” cercando di truffare ognuno per conto proprio la stessa vittima e da allora non ci siamo più lasciati.
Ci potremmo definire dei ladri gentiluomini, degli Arsenio Lupin moderni.
E la cosa ci riempie di orgoglio. Non abbiamo mai fatto male a nessuno, semplicemente ci spacciamo per Agenti delle Tasse e raggiriamo gli ingenui infilandoci nelle case e rubando soldi e gioielli.
Normalmente le nostre vittime sono persone anziane che quando vanno via ci salutano e ci danno la loro benedizione inconsapevoli del gesto criminoso da noi effettuato.

Era Venerdì pomeriggio e insieme a Carol bussammo alla porta della tenera vecchietta che ci venne ad aprire inconsapevole delle nostre intenzioni.
Ci eravamo studiati l'obiettivo per tutta la settimana e sapevamo che l'anziana signora abitava da sola, solo il Martedì pomeriggio un assistente del Comune passava per vedere se era tutto a posto.
Lei viveva da sola e se anche fosse sparita nessuno sarebbe andata a cercarla.
Quel mattino era andata dal bancomat a prendere i soldi che le sarebbero bastati per tutto il mese e noi avevamo aspettato proprio questo momento per colpire.
Ci presentammo alla sua porta, ben vestiti e con i nostri sorrisi smaglianti.
Lei quando sentii che eravamo degli Agenti delle Tasse ci fece entrare ed accomodare in salotto.
Mentre io le raccontavo tutta una bella storiella per intrattenerla, Carol s'intrufolò, con la scusa di andare in bagno, nella camera della signora e svelta e professionale iniziò a cercare i soldi.

Carol

Frugavo nei cassetti del comò, poi in quelli del comodino. Ma nulla.
Dove diavolo poteva aver messo i soldi??
Mi guardai in giro confusa. Le persone anziane sono molto metodiche ed ordinate. E l'ordine perfetto della camera non faceva che rafforzare la mia supposizione.
Ma allora??
Poi mi venne quasi da ridere mentre andavo ad aprire la sua borsa.
Erano ancora lì, tutti assieme.
Ma non mi bastava, sicuramente aveva dei gioielli. Non ci misi molto a individuare la scatola di legno lavorato posata sul comò.
L'aprii e per un attimo rimasi interdetta.
C'era una busta bianca che sembrava spessa. Forse conteneva dei soldi. La presi e la misi nella mia borsa assieme ai gioielli che erano riposti nella scatola.
Poi uscii mi infilai in bagno, tirai la catena e mi avviai verso il salotto.
Avremmo salutato la tenera vecchietta e ci saremmo allontanati insieme pronti a goderci un meritato riposo quando.....il campanello suonò.
Ero già arrivata in sala e a quel suono mi irrigidì. Chi poteva mai essere?
Lanciai uno sguardo preoccupato a George. Anche lui si era irrigidito, anche lui temeva un possibile testimone.
Cosa potevamo mai fare?
La tenera vecchietta si alzò traballante e incurante dei nostri sguardi preoccupati si affrettò ad aprire la porta.
“Oh Dottore. Sono felice sia riuscito a venire. Venga si accomodi è da ieri sera che ho un dolore alla schiena insopportabile”
L'uomo alto e allampanato entrò in casa con un sorriso accondiscendente e si bloccò a guardarci. Probabilmente si stava chiedendo chi fossimo.
“Ha visto sono venuti gli agenti delle tasse per un rimborso” spiegò la signora al medico che ci fissava incuriosito.
George sorrise e porse la mano al medico “Piacere di averla conosciuta.” poi affabile come sempre si rivolse alla vecchietta “e piacere anche a lei. Noi adesso dobbiamo andare. Riceverà una lettera scritta di conferma” spiegò professionale mentre seguito da me si allontanava velocissimo.
Sentimmo la tenera vecchietta dire “Ma... non capisco” e poi la porta chiudersi.
Veloci salimmo in macchina e ci allontanammo con l'adrenalina che scorreva nel nostro corpo.

George

Questo era un guaio. Un grossissimo guaio.
Il medico non ci avrebbe messo molto a capire cosa era successo e sicuramente aveva avuto tutto il tempo di guardarci.
Avrebbe chiamato la polizia e diffuso il nostro identikit.
Maledizione! Gridai nella mia mente mentre picchiavo il volante dell'auto.
“Calmati George” la voce di Carol era dolce e tranquilla.
La guardai e vidi il mio angelo personale sorridermi.
Come faceva a stare così calma??
“Sono preoccupato. Dovremo sparire per un po'. Forse sarebbe meglio trasferirci, magari in un altro stato.” le spiegai agitato.
La vidi annuire e aprire la borsa “Perché non in Italia?”
La guardai un attimo poi riportai i miei occhi sulla strada.
“Ma cosa stai dicendo?” chiesi stupito, in quei pochi minuti mentre frugava nella sua borsa per esaminare il bottino, doveva aver elaborato un piano.
Lei mi sorrise e con lo sguardo furbetto che adoravo mi mostrò un volantino. “Benvenuti a Volterra” c'era scritto e un sorriso s'increspò sulle mie labbra.
Lei sempre sorridente, vide la luce di approvazione riflessa nei miei occhi e tirò fuori il cellulare.
Una voce cristallina e calda rispose al primo squillo “In cosa posso esserle utile?? Il mio nome è Haidy”.
Era fatta, avremmo trovato rifugio in Italia giusto per lasciare calmare le acque e poi saremmo ritornati cambiando città.
Fermai la macchina e mi chinai su Carol baciandola appassionatamente.

Nessun commento:

Posta un commento